Descrizione
In una città apparentemente tranquilla Alessandro Morandi vive una doppia vita. Di giorno è un contabile rispettato e meticoloso; di notte, un freddo e calcolatore assassino seriale. Ogni omicidio è per lui un’opera d’arte, pianificata con precisione chirurgica e messa in scena con una precisione maniacale. Le sue vittime, scelte con cura, diventano strumenti di un gioco perverso di manipolazione e sofferenza. Mentre gli investigatori si avvicinano lentamente alla mente contorta del killer, Alessandro continua a sfuggire alla giustizia, lasciando dietro di sé una scia di morte e orrore. La sua ossessione per il controllo e la perfezione lo spinge oltre ogni limite, trasformando ciascun omicidio in un rituale di potere e dominio. “Freddo piacere” è un thriller psicologico avvincente che esplora le profondità della psiche umana e le ombre nascoste dietro la facciata della normalità.
Testo parziale
In un tranquillo angolo della città, celato agli occhi dei passanti, viveva un uomo la cui esistenza era un enigma avvolto in un velo di normalità apparente. Alessandro Morandi, conosciuto dai suoi vicini come un individuo riservato e meticoloso, era un assassino seriale dal volto comune e dall’anima intrisa di ombre. Di statura media, il suo aspetto fisico era caratterizzato da un corpo asciutto e muscoloso, frutto di ore trascorse in palestra a modellare una figura apparentemente ordinaria. I suoi capelli castani, sempre perfettamente pettinati, incorniciavano un volto dai lineamenti scolpiti e freddi, segnati da occhi di un grigio glaciale, privi di qualsivoglia barlume di calore umano.
La sua quotidianità era scandita da una routine che rasentava la perfezione. Ogni mattina, alle prime luci dell’alba, Alessandro si alzava per compiere la sua corsa mattutina lungo il fiume; un rituale che non mancava mai di compiere indipendentemente dalle condizioni atmosferiche. Il resto della giornata lo vedeva impegnato nel suo lavoro di contabile in una rinomata azienda, dove la sua precisione e la sua dedizione erano apprezzate da tutti i colleghi. Nessuno avrebbe potuto immaginare che dietro quell’aspetto ordinario si nascondesse una mente capace di architettare omicidi con una freddezza e una precisione disarmanti. La sera, dopo il lavoro, Alessandro si dedicava alla lettura di testi di psicologia e criminologia, nutrendo una conoscenza che sarebbe poi stata messa in pratica con diabolica maestria. Le sue scelte letterarie riflettevano una mente affascinata dall’oscurità umana, un’introspezione che alimentava le sue macabre fantasie. Ogni dettaglio della sua vita quotidiana era studiato per mantenere intatta quella maschera di normalità, un travestimento perfetto che gli permetteva di muoversi indisturbato tra le sue prede.
Dietro la facciata impeccabile di Alessandro si nascondeva una mente che operava con un’accuratezza meticolosa. La sua vita quotidiana era un capolavoro di pianificazione, ogni dettaglio orchestrato con un’attenzione ossessiva. La sua casa, situata in un quartiere residenziale apparentemente tranquillo, era un luogo di ordine e pulizia. Ogni oggetto aveva il suo posto, ogni superficie era immacolata, riflettendo una disciplina che si estendeva ben oltre le mura domestiche.
Alessandro era un maestro della dissimulazione. Le sue interazioni sociali erano misurate e calcolate, sufficienti a mantenere una parvenza di normalità ma mai abbastanza intime da destare sospetti. Gli amici e i conoscenti lo descrivevano come un uomo tranquillo e riservato, qualcuno che preferiva osservare piuttosto che partecipare. Le rare volte in cui si concedeva a una conversazione più personale i suoi discorsi erano intrisi di una cortesia formale, un modo per tenere a distanza chiunque cercasse di avvicinarsi troppo.
«Buongiorno, signor Morandi» disse un collega con un sorriso.
Alessandro rispose con un cenno del capo e un sorriso cortese. «Buongiorno. Tutto bene?» La sua voce era calma e controllata, ogni parola scelta con cura per mantenere la distanza.
«Sì, tutto a posto» rispose il collega, notando la freddezza dietro la cortesia apparente.
Le sue vittime erano scelte con cura, ogni dettaglio studiato per evitare errori. Osservava i loro movimenti, ne studiava le abitudini e quando decideva che era giunto il momento metteva in atto il suo piano con una precisione spaventosa. Ogni omicidio era un’opera d’arte oscura, un rituale che seguiva un copione ben definito e dopo ogni crimine tornava alla sua vita quotidiana con una calma glaciale, mantenendo intatta la sua maschera di normalità.
Alessandro Morandi rappresentava il perfetto equilibrio tra normalità e follia, un individuo che riusciva a nascondere la sua vera natura dietro un velo di impeccabile ordinarietà. La sua capacità di nascondere la mostruosità sotto un’apparenza di rispettabilità lo rendeva uno dei più temibili e sfuggenti assassini seriali, un predatore che si muoveva nell’ombra con una capacità che sfidava ogni tentativo di comprensione da parte degli investigatori.
Nel suo mondo ordinato ogni giorno seguiva un copione preciso. La sua giornata iniziava con una sveglia puntata alle cinque del mattino, un orologio biologico che non sbagliava mai un colpo. La prima luce dell’alba lo trovava già vestito per la corsa, abbigliato con capi sportivi di marca, sempre puliti e ordinati. Usciva di casa senza fare rumore, scivolando tra le strade deserte come un fantasma. Il tragitto lungo il fiume era il suo luogo sacro dove poteva riflettere e pianificare, immerso nel silenzio e nella solitudine.