Descrizione
Ombre nel silenzio – Sussurri dall’oscurità
Sei racconti s’intrecciano attorno ai temi della solitudine, del mistero e dell’ossessione, esplorando il fragile confine tra realtà e percezione. Protagonisti diversi, accomunati da profonde ferite emotive, si trovano a confrontarsi con presenze inquietanti e forze oscure che emergono dal loro passato o dalle profondità della loro psiche. Le storie si ambientano in luoghi suggestivi e carichi di simbolismo – case isolate, città avvolte dalla pioggia, paesaggi rurali inquietanti – dove il soprannaturale si fonde con i tormenti interiori dei protagonisti. Ogni racconto scava nella mente umana, rivelando fragilità e paure nascoste mentre i personaggi cercano disperatamente di trovare un senso in eventi inspiegabili che li circondano. Voci che sussurrano dalle pareti, suoni misteriosi che perseguitano le loro notti, case che sembrano vive e capaci di intrappolare ricordi, tutto contribuisce a creare un’atmosfera di crescente tensione. Mentre la linea tra ciò che è reale e ciò che è immaginato si dissolve i protagonisti restano intrappolati in un labirinto di sospetti, rimpianti e ricordi perduti. Il libro conduce il lettore in un viaggio psicologico e oscuro, dove l’horror non è solo esterno ma profondamente radicato nell’anima dei personaggi.
Testo parziale
Era una sera tranquilla, la casa era immersa in un silenzio quasi surreale. Alfredo stava sistemando alcune vecchie assi nel corridoio, mentre Martina era intenta a scattare qualche foto delle crepe sulle pareti, affascinata dalla decadenza della struttura. All’improvviso un suono appena percettibile catturò la sua attenzione. Si fermò, trattenendo il respiro, pensando che fosse solo il vento. Ma poi lo sentì di nuovo: un sussurro lieve, quasi indistinguibile, sembrava provenire dalle mura.
«Hai sentito anche tu?» domandò, voltandosi verso Alfredo, il quale, immerso nel suo lavoro, alzò appena lo sguardo, confuso e disse: «Cosa?».
«Un sussurro… veniva dalle pareti» rispose Martina, avvicinandosi con cautela al muro, appoggiando l’orecchio. Il suono era sparito ma la sensazione di essere osservata persisteva.
Alfredo scosse la testa, sorridendo con indulgenza. «Sono vecchie tubature o forse il legno che si muove. Sai com’è una casa antica, fa sempre questi rumori strani».
Martina cercò di razionalizzare, annuendo, ma non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione che qualcosa non andasse. Il suono era troppo simile a una voce, troppo reale per essere un semplice assestamento della casa. Decise, comunque, di non insistere.
«Sì, forse hai ragione…» mormorò, anche se una parte di lei non poteva ignorare quel lieve, inquietante sussurro. Le pareti, fredde e oscure, sembravano quasi trattenere segreti, come se la casa stesse aspettando di rivelarli.
Era passato qualche giorno da quando Martina aveva sentito quel primo sussurro. Da allora i rumori si erano fatti più frequenti, piccoli sussurri che sembravano echeggiare nelle stanze vuote della casa, appena percepibili, ma sempre presenti. Una sera, mentre erano seduti a cena nella cucina poco illuminata, un nuovo rumore si fece strada nell’aria. Questa volta fu Alfredo a notarlo per primo. Posò la forchetta e strinse le labbra, ascoltando attentamente.
«L’hai sentito?» chiese, guardando Martina. Lei annuì con lo sguardo teso.
«Forse hai ragione è solo la casa che si assesta. È così vecchia, chissà da quanto tempo non veniva abitata» rispose cercando di mantenere un tono tranquillo, ma la preoccupazione era evidente nei suoi occhi.
Alfredo si alzò e si diresse verso la parete da cui sembrava provenire il rumore. «Probabilmente sono le tubature… o forse c’è qualche crepa che si sta allargando» disse, appoggiando la mano sulla superficie ruvida della parete. Il muro era freddo, in modo innaturale, come se nascondesse qualcosa sotto quella patina di pietra e polvere.
«O magari sono i vecchi condotti dell’aria che si muovono» aggiunse, cercando di dare una spiegazione razionale a ciò che avevano appena sentito. Ma più cercava di convincersi più sentiva un disagio crescente, una sensazione che non riusciva a scrollarsi di dosso.
«Sì, certo… dev’essere così» disse Martina, ma la sua voce tradiva un tremito.
Nonostante le spiegazioni il senso di inquietudine continuava a crescere tra di loro. La casa sembrava osservare silenziosamente ogni loro movimento, come se stesse giocando con la loro percezione. Ogni volta che tentavano di razionalizzare i sussurri sembravano intensificarsi, facendo sembrare le loro giustificazioni sempre più fragili, come se la casa non fosse d’accordo con le loro spiegazioni.