Senza (un) tempo

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Descrizione

“Senza (un) Tempo” è un viaggio intimo attraverso i pensieri e le emozioni di un individuo che riflette sulla propria esistenza mentre affronta il peso del dolore e dell’incertezza. Diviso tra il desiderio di trovare significato nella vita e la tentazione di arrendersi il protagonista si confronta con il destino stesso, cercando risposte e speranza. Attraverso dialoghi, sospeso tra la vita e la morte, e momenti di profonda introspezione emerge un tema centrale: la ricerca di pace e significato in un universo vasto e misterioso. Con una scrittura ricca di immagini e riflessioni l’autore invita il lettore a esplorare le profondità dell’animo umano e a riconoscere la bellezza e la complessità della vita.

Informazioni aggiuntive

Versione

Paper

Numero di pagine

122

Casa editrice

Edizioni Laurita Srls

Testo parziale

Sono al buio. È notte fonda. Sono seduto sul divano e con una maglia di cotone sto premendo sul fianco sinistro per tamponare la ferita. Accidentalmente mi sono sparato un colpo di pistola. L’avevo caricata per portare la canna alla tempia e premere il grilletto.

Non ho mai usato un’arma da fuoco e infatti in un gesto atipico ho spostato il braccio dal basso verso l’alto e mi sono sparato al quadrante laterale dell’addome. Dovrei chiamare i soccorsi… almeno così dovrebbe dettare il buonsenso in caso di una ferita d’arma da fuoco. Dal canto mio la situazione è diversa: sto decidendo se vivere o morire… in questo caso dissanguato. Tutto sommato il mio intento era proprio quello di uccidermi, ma come al solito nonostante il momento drammatico sono riuscito a combinare un “pasticcio”.

Forse è un bene perché potrò riflettere sul da farsi. Dicono che in questi momenti tutta la vita ti scorra come un lampo nella mente e in effetti è così.

Il dolore è intenso e la pressione che sto esercitando non fa che aumentarlo… ho usato una piccola pistola che spara proiettili sottili e leggeri. È una delle più piccole e meno potenti, ma per ciò che avevo intenzione di fare va bene. Sono passati pochi minuti dallo sparo ma per fortuna nel mio studio la confusione è talmente la regola che ho a portata di mano di tutto, compresa una maglia intima per giunta pulita. Ho anche medicinali… alcuni forse utili per il danno che mi sono provocato. Non ho affatto paura, non sono a disagio guardando il rosso che invade il bianco del cotone, mi sento solo un po’ affaticato però nonostante il pensiero iniziale ora provo una feroce determinazione a cercare di fermare l’emorragia. Intanto mi sono sdraiato e ho messo un cuscino dietro il mio corpo per tenere la parte sollevata… in effetti il sangue irrora il panno con meno intensità. Ho deglutito alcune pillole di paracetamolo e ibuprofene con codeina, sono gli unici farmaci che ho a disposizione e per giunta in un vano della libreria a fianco del divano, che riesco a raggiungere allungando il braccio; li ho utilizzati per dolori di altra natura e spero che mi diano un po’ di sollievo. Ho acceso la lampada posizionata sulla sedia, sollevo il panno e vedo che dal piccolo foro fuoriesce solo un rigagnolo di sangue… facendo attenzione al buco noto che è molto esterno al fianco, sembra una ferita quasi di striscio… non ho nulla per disinfettare. Prendo la bottiglia di cognac, irroro abbondantemente la parte, brucia da morire… bevo due abbondanti sorsate, chiaramente direttamente dalla bottiglia; decido di continuare a tenere premuto sulla ferita.

Nonostante la temperatura estiva ho molto freddo. Mi copro con un pesante plaid, riprendo a bere e i pensieri come cavalli al galoppo a briglie sciolte invadono la mente. Sulla sedia ho preso il registratore e ho attivato il tasto “rec”. Ho voglia di parlare… forse saranno le mie ultime parole… oppure no. Una decisione che prenderò tra un po’. Parlerò come se tutto accadesse in questo momento. Vicende, volti ed emozioni condensate in un attimo fugace della vita.