Description
“La Stampa dall’Unità al ‘900 tra lingua, cultura e politica” è un saggio storico. L’informazione ci inonda ogni giorno di notizie attraverso i media. All’origine di tutto ciò vi sono due elementi essenziali: l’alfabetizzazione e la conoscenza della lingua italiana, due condizioni che sono oggi prerogativa quasi totale della popolazione italiana, salvo alcune piccole eccezioni alle quali naturalmente vanno aggiunti gli immigrati stranieri. Agli albori dell’Italia unita il dilemma linguistico era uno dei problemi che il nuovo Stato si trovò ad affrontare considerando che solo una minoranza della popolazione parlava l’italiano e una percentuale ancor minore era in grado di scriverla correttamente. L’opera ripercorre le tappe salienti del processo di alfabetizzazione e italianizzazione del popolo. Attraverso la stampa emerge come la pubblicistica, pur nei limiti della sua azione, abbia favorito questo processo di unificazione linguistica attraverso il sostegno fornito alle lotte politiche, la sollecitazione rivolta alle classi medio-basse a intraprendere un percorso formativo di scolarizzazione e, infine, la divulgazione di quella che era considerata letteratura popolare. Sarà proprio quest’ultima che avvicinerà grandi masse alla lettura dei giornali e, di contro, questi si trasformeranno in veicoli culturali in grado di penetrare progressivamente in strati sempre più ampi della popolazione.”
Testo parziale
L’informazione ci inonda quotidianamente di notizie attraverso giornali, riviste, quotidiani e strumenti di comunicazione di massa. All’origine di tutto ciò vi sono due elementi essenziali: l’alfabetizzazione e la conoscenza della lingua italiana, due condizioni che sono oggi prerogativa quasi totale della popolazione italiana, salvo alcune piccole eccezioni alle quali naturalmente vanno aggiunti gli immigrati stranieri. Agli albori dell’Italia unita il dilemma linguistico era uno dei problemi che il nuovo Stato si trovò ad affrontare considerando che solo una minoranza della popolazione parlava l’italiano e una percentuale ancor minore era in grado di scriverla correttamente. Con questo lavoro si vogliono ripercorrere le tappe salienti del processo di alfabetizzazione e italianizzazione del popolo. Attraverso la stampa s’intende porre in rilievo come la pubblicistica, pur nei limiti della sua azione, abbia favorito questo processo di unificazione linguistica attraverso il sostegno fornito alle lotte politiche, la sollecitazione rivolta alle classi medio-basse a intraprendere un percorso formativo di scolarizzazione e, infine, la divulgazione di quella che era considerata letteratura popolare. Sarà proprio quest’ultima che avvicinerà grandi masse alla lettura dei giornali e, di contro, questi si trasformeranno in veicoli culturali in grado di penetrare progressivamente in strati sempre più ampi della popolazione.
Inizialmente si analizzeranno gli sforzi che, fin dalla sua prima costituzione, il governo italiano intraprese per iniziare e sviluppare il sempre più ampio processo di alfabetizzazione dei fanciulli e chiaramente le resistenze di gruppi politici o di classi sociali, contrari a un’alfabetizzazione di massa. In seguito sarà affrontata la questione concernente l’individuazione di quale fosse la lingua nazionale con tutte le battaglie e gli interventi fra opposte posizioni espresse dai grandi uomini di cultura. Sotto la lente i dibattiti e le ragioni dei sostenitori delle molteplici teorie linguistiche che, nonostante le divergenze e i distinguo, riusciranno a definire il linguaggio toscano quale lingua nazionale e quindi la lingua ufficiale del nuovo Stato.
Si ritiene poi indispensabile ripercorrere il processo di sviluppo della stampa politica, caratterizzata ancora da un linguaggio prettamente educativo-letterario che attraverserà tutto il decennio post unitario. Si cercherà di porre in rilievo gli aspetti della continuità politica che aveva caratterizzato la stampa risorgimentale e che, compiuta l’Unità, vedeva nell’opposizione politica il nemico da combattere.
Di seguito s’intende affrontare quell’aspetto particolarmente rilevante e non certo secondario della popolarizzazione della cultura italiana. La stampa quotidiana italiana, sull’esempio di quella francese, inizierà a rendere di dominio pubblico grandi autori, italiani e stranieri, attraverso il romanzo d’appendice e dove, all’interno dei giornali, si scatenerà la “battaglia” per accaparrarsi il maggior numero di lettori.
Sempre in merito alla divulgazione della cultura i giornali hanno favorito la conoscenza di grandi scrittori, ma divulgheranno anche quel genere di scrittura manieristico che trovava nella più misera realtà sociale i propri spunti creativi.
Infine saranno messi in luce alcuni aspetti riguardanti l’evoluzione della pubblicistica quotidiana e l’utilizzo dei nuovi mezzi d’informazione che permetteranno la nascita di grandi testate come il Corriere della sera, La stampa, Il messaggero, La tribuna o Il mattino dove la tempestività delle notizie costituì la carta vincente per la diffusione in ampi strati della popolazione.
I giornali dovevano obbligatoriamente adeguarsi alle richieste del pubblico, che ormai pretendeva di essere informato sugli eventi nazionali e internazionali ma contemporaneamente furono anche strumento dei partiti politici di governo e d’opposizione, costituendo ciascuno l’espressione e la voce di gruppi liberali, conservatori, progressisti, socialisti e cattolici.
Il crescente controllo del Governo sulla stampa determinerà la nascita e la morte di molte testate e il carcere per i giornalisti non allineati con la politica governativa, tuttavia la “battaglia” che la stampa sosterrà per la libertà, i cui riflessi si ripercossero in Parlamento negli anni di fine secolo a supporto dei partiti democratici socialisti e radicali, determinerà il fallimento della svolta reazionaria intrapresa dal Governo.